SFANGAMENTO DIGHE E BACINI
L’interrimento degli invasi, conseguenza dello sbarramento al naturale deflusso solido di un corso d’acqua, determina la progressiva perdita di capacità idrica di un invaso. L’entità e la velocità di accumulo dipendono dalle caratteristiche idrologiche e geo-morfologiche del bacino sotteso.
Tra le tecniche spesso utilizzate dagli Enti Gestori vi è il Flushing ovvero la fluitazione a valle del sedimento tramite apertura degli organi di scarico. Tale tecnica presenta però alcuni inconvenienti:
- aumento eccessivo della torbidità a valle dello sbarramento con notevole impatto sugli ecosistemi
- limitata rimozione di materiale solido limitato per lo più al cono di richiamo dell’organo di scarico
- perdita di acqua durante lo svuotamento con conseguente perdita di potenziale energetico
- rischi di rottura o malfunzionamenti degli organi di scarico
La rimozione meccanica dei sedimenti tramite dragaggio è ormai consolidata da numerose applicazioni in dighe e bacini. L’impiego di attrezzature specifiche a bordo di pontoni consente di intervenire efficacemente sia per una rimozione mirata di sedimenti (pulizia degli organi di scarico) che di interventi a vasca scala (aumento della capacità di invaso).
Il dragaggio con sistema aspirante-refluente, che consente di convogliare all’interno di una tubazione galleggiante, una miscela di acque e sedimenti, offre numerosi vantaggi:
- possibilità di intervenire a profondità elevate che superano i 100 m
- possibilità di interventi anche in zone poco accessibili grazie all’impiego di pontoni modulari assemblati sul posto
- possibilità di scegliere tra diverse opzioni progettuali in merito a destino ultimo dei sedimenti rimossi (refluimento a valle, refluimento in cassa di colmata, stoccaggio provvisorio, refluimento in impianto di trattamento meccanico, dewatering)
- Possibilità di refluire a distanze di 700 – 800 m
La quantità di materiale solido trasportato dipende dalle caratteristiche granulometriche del sedimento. In genere varia dal 5-10% per materiale limo-argilloso fino a circa il 20% per materiale sabbioso.
Thetis Costruzioni dispone delle competenze e delle attrezzature per intervenire efficacemente all’interno di invasi anche in condizioni particolari come bacini montani o dragaggi a notevole profondità (oltre 100 m).
Allestimento pontone
Durante le operazioni di dragaggio, al fine di ottimizzare la precisione durante lo scavo e, soprattutto, garantire i livelli di concentrazione di solidi sospesi richiesti, viene effettuato un monitoraggio dei profili di scavo attraverso un sistema profiler.
Tale sistema, appositamente sviluppato per il controllo della precisione in operazioni di scavo o dragaggio, è basato sull’uso di un software, formato da vari moduli, studiato in particolare per il posizionamento del pontone e il monitoraggio ad alta precisione della profondità dello scavo, con elaborazione dei dati registrati durante le attività di dragaggio.
Per l’acquisizione della posizione del pontone è utilizzato un ricevitore GPS a doppia antenna in grado di fornirne sia la posizione che l’orientamento di scavo. Il sistema è ottimizzato disponendo il ricevitore GPS direttamente sul telaio su cui è agganciato l’argano di gestione della pompa.
Sistema profiler con software PDS 2000
Il sistema profiler interfaccia le informazioni pre-esistenti (mappe e batimetrie) con le informazioni in tempo reale provenienti dall’ecoscandaglio. Queste informazioni vengono rappresentate su uno schermo sia in pianta che in sezione. I profili del pontone sono rappresentati con disegni in animazione mentre le quote dei fondali verranno rappresentate con diversi colori. L’operatore sarà quindi in grado di visualizzare in tempo reale sia la posizione planimetrica che la quota batimetrica della testa dragante, rispetto alla zona di scavo.
In planimetria il colore della zona stessa viene modificato con quello indicante la nuova batimetria, mentre in sezione viene disegnata una linea rappresentante il percorso della testa dragante, e quindi la nuova effettiva batimetria. In questo modo l’operatore può controllare la profondità del dragaggio, ed essere ragionevolmente certo di aver già dragato una specifica zona.
Casi di specie
La diga dell’Ambiesta
L’intervento effettuato presso la diga dell’Ambiesta (UD) della centrale idroelettrica di Somplago gestito da A2A (ex Edipower) ha riguardato la rimozione di 30.500 m3 di sedimenti ad una profondità media di 45/55 m con successivo refluimento a valle.
La miscela è stata convogliata a valle attraverso la galleria dello scarico di superficie predisponendo 3 stazioni di monitoraggio della torbidità in continuo: uscita galleria di scarico, confluenza dello scarico nel Torrente Ambiesta, confluenza del Torrente Ambiesta nel Fiume Tagliamento 2 km a valle.
La diga di Gioveretto
Qualora per motivi ambientali o idrodinamici non sia possibile refluire la miscela a valle dello sbarramento, potrebbe essere adottato un sistema di delocalizzazione dei sedimenti. I materiali sedimentati vengono rimossi e spostati all’interno del bacino in depressioni naturali.
Nell’estate del 2016, sono stati eseguiti i lavori di rimozione dei sedimenti davanti all’imbocco degli scarichi di fondo della diga del Gioveretto gestito dalla società Hydros S.r.l. Sono stati rimossi complessivamente 8.000 m3 ad una profondità media di 60 m. Il materiale rimosso è stato idro-refluito in un area all’interno del lago, caratterizzata da una depressione morfologica. La miscela dragata è convogliata tramite tubazione galleggiante in corrispondenza di un secondo pontone dotato di un particolare sistema di refluimento controllato.
La diga di Vizze
La delocalizzazione del materiale solido dragato può essere fatta anche all’esterno del bacino qualora siano disponibili aree idonee allo stoccaggio del materiale rimosso. In questo caso il materiale sarà refluito all’interno di una cassa di colmata posta in prossimità del bacino consentendo così una facile reimmissione dell’acqua di sfioro.
Nel 2018 viene realizzato un intervento di dragaggio presso l’invaso di Prati di Vizze (BZ) con la rimozione di circa 3.000 m3 di sedimenti posti davanti lo scarico di fondo della traversa.
Il materiale è stato convogliato tramite una tubazione a terra, all’interno di una cassa di colmata appositamente realizzata. La cassa di colmata, debitamente impermeabilizzata con telo in HDPE, consente la separazione della componente solida da quella liquida che viene reimmessa all’interno del bacino riducendo così le perdite idriche. Data la natura sabbiosa del sedimento non si è reso necessario l’impiego di un sistema di flocculazione.
La diga del Sabetta
In alternativa allo stoccaggio del materiale dragato all’interno di geotubi, il cui impiego risulta particolarmente efficace in presenza di sedimenti contaminati, è possibile effettuare interventi di trattamento meccanico tramite un impianto di filtropressatura o, più in generale, un impianto di soil washing.
Unitamente alla separazione tra la fase liquida e quella solida è inoltre possibile effettuare una separazione granulometrica del materiale.
Nel 2008 è stato effettuato un intervento di rimozione di circa 80.000 m3 di sedimenti presenti all’interno del bacino idroelettrico della diga del Sabetta gestita da Edipower Spa (oggi A2A) per il ripristino della capacità utile di invaso ridottasi del 40% a causa del progressivo interrimento derivante da un cospicuo apporto solido.
Le vasche di Bussolengo e Chievo
L’intervento di pulizia delle due vasche di carico di Bussolengo e Chievo gestite dalla Hydro Dolomiti Energia, ha visto impegnata la draga radiocomandata DRP 60-120 che monta una pompa elettrica EL 60HC alimentata da un generatore da 140 kVA.
Complessivamente sono stati rimossi circa 900 m3 di sedimenti dalla Vasca Bussolengo e circa 3.100 m3 dalla vasca Chievo.
Il confronto tra i rilievi batimetrici multibeam effettuati prima e dopo evidenza l’efficacia degli interventi di rimozione eseguiti.